Il cammino del mago

Titolo: Asutra - Ciclo di Durdane 3 (The asutra).
Scrittore: Jack Vance.
Genere: fantascienza, avventura.
Editore: Euroclub.
Anno: 1973.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.


Dopo aver letto Il mondo di Durdane e Il popolo di Durdane, era scontato che giungesse anche la recensione di Asutra, il terzo e conclusivo romanzo del Ciclo di Durdane, scritto da Jack Vance all’inizio degli anni “70.

Purtroppo, se i primi due romanzi, pur se privi della profondità (interiore, coscienziale, spirituale) che personalmente vorrei vedere in qualunque testo, quale che sia il suo genere letterario, erano risultati dinamici e gradevoli, Asutra risulta solo dinamico e perde la freschezza dei primi due libri.

In verità, sembra più che altro una conclusione un po’ raffazzonata di quello che viceversa era cominciato come un ciclo avente una sua integrità e un suo fascino: in Asutra, invece, si perde praticamente tutto, con le cose che si fanno dispersive e davvero poco convincenti.

Ecco la trama sommaria di Asutra: dopo aver spodestato l’Anome (primo libro) e dopo aver scongiurato la minaccia dei Roguskhoi (secondo libro), Gastel Etzwane decide di andare alla fonte del problema, cercando di scoprire chi minaccia l’umanità di Durdane. Scopre che sono gli Asutra, una razza aliena capace di connettersi con un “ospite” orientandone il comportamento. Ci ha provato con l’umanità, e ancora prima ci aveva provato con la razza dei Ka, vivente in un altro pianeta.

Se il primo romanzo aveva come elemento centrale gli intrighi di palazzo e la strategia operativa, mentre il secondo la strategia bellica contro i barbari invasori, il terzo si dedica ad astronavi, viaggi spaziali e combattimenti… un calo netto di qualità che onestamente non mi sarei atteso.

Ma forse, banalmente, Vance non sapeva come far proseguire il ciclo oppure era intenzionato a chiuderlo il prima possibile. Lo stesso finale di Asutra lascia il tempo che trova, col personaggio che, ancora una volta, sembra non sapere cosa fare della propria vita.

Insomma: bene il primo, bene il secondo, male il terzo.
Questo potrebbe essere il giudizio sintetico sul Ciclo di Durdane di Jack Vance, il quale è un buon autore quando indaga l’aspetto psicologico e sociologico dei personaggi e dei mondi che crea, ma che scivola nella mediocrità più assoluta quando si dedica all’azione e al mero dinamismo.

Fosco Del Nero


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Titolo: Il popolo di Durdane - Ciclo di Durdane 2 (The brave free man).
Scrittore: Jack Vance.
Genere: fantascienza, avventura.
Editore: Euroclub.
Anno: 1972.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui


Il popolo di Durdane è il secondo romanzo del Ciclo di Durdane, di Jack Vance.
Se ho letto anche il secondo libro è stato per due motivi: il primo è che il primo romanzo, Il mondo di Durdane, mi è piaciuto; il secondo è che avevo la trilogia completa in un unico tomo… 

… una cosa molto comoda quando il primo libro ti piace, ma decisamente meno intelligente se l’acquisto non è stato azzeccato.

Con Jack Vance non dico che si va sul sicuro, ma quasi, per cui l’acquisto è andato in porto con buon esito.

Veniamo a Il popolo di Durdane: Gastel Etzwane, messo da parte l’Anome e acquisito in qualche modo un potere quasi assoluto, si dedica anima e corpo alla ristrutturazione delle forze di Shant al fine di debellare la pericolosa minaccia dei Roguskhoi, una misteriosa popolazione fisicamente molto dotata e caratterialmente molto distruttiva, che devasta, uccide e stupra in ogni luogo.

Egli sarà così alle prese sia con le periferie dello stato, spesso poco inclini a partecipare all’azione militare, sia con i giochi di palazzo, tra tradimenti e presunti tali.

Il romanzo è lungo come il suo predecessore, appena una decina di pagine in più, e la cosa non probabilmente casuale. Vance è dinamico e caratterizza bene… ma senza esagerare.
Anche i suoi contenuti sono interessanti… ma senza esagerare.

Il pubblico cui si rivolge è un pubblico curioso, discretamente colto e di ampie vedute… ma nulla di più.

Anche i suoi romanzi, o quantomeno quello che ho letto finora, compreso il Il popolo di Durdane, si presentano di buon valore, pur senza arrivare allo stato dell’arte o all’opera particolarmente profonda.

Vance, come autore, sa comunque il fatto suo.

Chiuderò la trilogia con Asutra, il terzo e ultimo libro del Ciclo di Durdane.

Fosco Del Nero


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Titolo: Il mondo di Durdane - Ciclo di Durdane 1 (Anome).
Scrittore: Jack Vance.
Genere: fantascienza, avventura.
Editore: Euroclub.
Anno: 1971.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.


Era da molto che non leggevo nulla di Jack Vance, scritto di fantascienza/fantasy che ho apprezzato molto da ragazzo, soprattutto per via di due romanzi L'ultimo castello e La fiamma della notte.
Di lui ho recensito anche Fuga nei mondi perduti e Naufragio su Tschai (il primo romanzo del Ciclo di Tschai), ma con minor entusiasmo.

Ho interrotto il digiuno con Il mondo di Durdane, primo libro del Ciclo di Durdane, trilogia composta anche da Il popolo di Durdane e Asutra.

Il genere si muove tra fantascienza e fantasy: tecnicamente rientreremmo in tutto nella fantascienza, tra vecchia Terra, nuovi pianeti, varie tecnologie, però l’atmosfera generale ha qualcosa del fantasy.

Ecco la trama: lo stato di Shant è retto dall’Anome, altrimenti chiamato Uomo senza volto, dal momento che non se ne conosce l’identità e governa tutto quanto dall’anonimato, con una serie di collaboratori che ne eseguono ciecamente gli ordini.

Il protagonista della storia è Gastel Etzwane, che prende questo nome all’interno del popolo dei Chiliti, una delle tante micro culture di Shant. Figlio di una sorta di prostituta e di un famoso musico itinerante, il quale tuttavia ne ignora l’esistenza, egli rifiuta il suo “destino” tra i Chiliti e fugge… divenendo prima egli stesso un musicante e poi finendo per acquisire più potere di quanto avrebbe mai pensato, o desiderato.
Di mezzo, la grave minaccia dei Roguskhoi, un’etnia umana barbara e crudele che devasta, uccide e violenta tutto quel che trova.

Il romanzo, pur non particolarmente lungo con le sue circa 170 pagine, copre un ampio arco temporale, visto che si parte col protagonista bambino e si termina col protagonista giovane uomo… un giovane uomo ambizioso, a modo suo.

L’ambientazione è credibile e accattivante, per quanto non eccessivamente descritta e strutturata, e gli eventi interessanti.
I personaggi forse non sono caratterizzati al meglio, ma se la cavano, e la valutazione generale de Il mondo di Durdane è positiva…

… tanto che certamente mi leggerò anche il secondo libro del Ciclo di Durdane, ossia Il popolo di Durdane (cosa che non feci per il Ciclo di Tschai, che non mi interessò a sufficienza nel primo libro).

Fosco Del Nero


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Titolo: L’erede scomparso – Sherlock Holmes 8 (The lost heir – Sherlock Holmes Solo Mysteries).
Scrittore: Gerald Lientz.
Genere: librogame, giallo.
Editore: E.L.
Anno: 1988.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: nel mercato dell’usato.


Gli ultimi due librogame della serie Sherlock Holmes sono tra i più belli della collana: il settimo è Intrigo a Buckingham Palace, mentre l’ottavo e ultimo è L’erede scomparso, scritto da Gerald Lientz, il “boss” della collana Sherlock Holmes, l’autore che non a caso ha aperto e chiuso la collana.

L’aveva aperta, per la memoria, con Omicidio al Diogenes Club, e l’ha chiusa per l’appunto con L’erede scomparso, un librogame che somiglia al primo nel suo proporre due scenari investigativi e non solo uno, proprio come era capitato al primo esponente della collana.

Il primo è una partita a golf per capire se uno dei due giocatori bara; il secondo scenario è una misteriosa eredità, misteriosa nel senso che l’identità del beneficiario è in dubbio e si son presentati all’appello ben cinque individui, di cui ovviamente quattro impostori.
Spetta a noi, amico e collaboratore di Sherlock Holmes, portare luce nel doppio mistero, con la solita consulenza a distanza del noto investigatore inglese.

Se la struttura di gioco è simile a quella degli altri libri, con indizi, deduzioni e decisioni, ne L’erede scomparso c’è una novità: la presenza della tabella investigativa, utile a interrogare i cinque pretendenti all’eredità. Una novità piacevole, devo dire, e ben studiata.

Per il resto il libro è ben scritto, ben congeniato e anche piuttosto realistico.
Nel complesso, L’erede scomparso di Gerald Lientz è una più che degna chiusura per la serie Sherlock Holmes. Ma in generale tutti i libri scritti da Lientz per la suddetta collana sono buoni, con l’eccezione del solo Watson sotto accusa, sotto tono rispetto ai suoi dirimpettai. Tra gli altri, da evitare invece Lo smeraldo del fiume nero; escluso quello, tutti gli altri meritano la lettura.

Fosco Del Nero


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